martedì 5 luglio 2011

Corrado di Svevia, un Santo da ricordare



Il 10 luglio la Chiesa Diocesana commemora un episodio storico importante per la nostra città: la seconda traslazione delle reliquie del Santo patrono, Corrado di Svevia.
Un data che un tempo veniva festeggiata con una grande festa cittadina, seguita da orde di molfettesi e gente dei paesi limitrofi che accorreva in città apposta per l'evento. Col passar del tempo la tradizione è andata persa ma il clero diocesano cerca di mantenere viva la memoria del Santo di cui, però, sono rimaste poche notizie biografiche.

Ciò che si da come certa è la sua nobile origine. Nato con molta probabilità nel 1105, Corrado apparteneva alla nobile famiglia dei Guelfi, figlio di Enrico il Nero e di Wulfilde di Sassonia.
Destinato a seguire una prestigiosa carriera ecclesiastica, fu educato dai più importanti esponenti della Chiesa dell'epoca. Corrado, però, coltivava ideali forti che lo allontanavano dal "prestigio" desiderato per lui dalla sua nobile famiglia, così decise di abbracciare la vocazione monastica nell'ordine dei Cistercensi, per poi condurre una vita da eremita in un secondo momento.


Fu proprio questa seconda fase della sua vita che permise agli abitanti pugliesi di conoscere la grandezza e la semplicità di questo uomo. Animato, come molti pellegrini dell'epoca, dalla voglia di raggiungere la Terra Santa, Corrado viaggiò per mesi e di certo incontrò molta gente nel suo percorso. Con molta probabilità non raggiunse mai la Terra Santa ma certamente si stabilì per diverso tempo in un piccolo convento nei pressi di Modugno e qui crebbe la sua fama di santità. (a lato: convento di Santa Maria ad Cryptam dove visse S. CORRADO)

Da questi tratti essenziali, come essenziale e semplice fu la sua vita, potremo considerare questo santo come una sorta di San Francesco pugliese. Un uomo destinato a divenire un prestigioso esponente della Chiesa, decide di spogliarsi di tutti i suoi averi per dedicare la sua vita all'eremitaggio e per portare la sua testimonianza, la buona novella di Cristo, alla gente che incontrava. Anche se certamente l'obiettivo di raggiungere la Terra Santa non si realizzò, Corrado ebbe il merito di aver inondato la provincia barese di quel profumo di umiltà e autenticità che la gente del posto riconobbe e che fu alla base della sua fama di santità.

Far memoria di queste vite straordinarie dovrebbe servire a farci capire che la vita va spesa bene, come diceva il nostro amato don Tonino, seguendo cioè quei valori che la riempiono. L'esempio di Corrado ci insegna audacia. Egli ha avuto coraggio, ha lasciato le comodità e le certezze di una vita di lussi e agi per seguire un percorso alternativo, per imitare un eccellente maestro: Gesù Cristo.

Buona festa a tutti voi Molfettesi!

Nessun commento:

Posta un commento