giovedì 2 aprile 2009

“SPECIALE” ROMERO

a cura di Nicola Caputo

“In questo calice il vino diventa sangue, che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trova saldamente uniti nella fede e nella speranza”
Poi un colpo di fucile. Era il 24 marzo 1980, ore 18.26, nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza – El Salvador. Sangue umano che si mischia a sangue divino. Un sacerdote cade a terra: Monsignor Oscar Arnulfo Romero, sacerdote di El Salvador.
Quelle le sue ultime parole. Quella liturgia eucaristica spezzata e mai completata.
Mons. Romero era un testimone autentico della fede in Cristo. Il contatto con la vita reale della popolazione, stremata dalla povertà e oppressa dalla feroce repressione militare che voleva mantenere la classe più povera assoggetta allo sfruttamento dei latifondisti locali, provocano in lui una profonda conversione nelle convinzioni teologiche e nelle scelte pastorali. Il giorno prima della sua morte aveva rivolto un appello ai soldati impegnati nella guerra: egli affermava che, davanti all’ordine di decidere le sorti di una vita umana, doveva prevalere la legge divina del “non uccidere”. Nella sua battaglia contro lo sfruttamento della popolazione mons. Romero trovò appoggio solo nel popolo, gli altri vescovi dell’America latina erano già corrotti dai vari regimi e anche i rapporti con la curia romana non furono buonissimi .
Nonostante le grandi difficoltà, egli proseguì con la sua battaglia perché Cristo era tra i poveri schiacciati da una politica repressiva che non dava speranza di crescità e di dignità sociale. Questa sua caparbietà era radicalizzata in Romero il quale era cosciente che prima o poi gli sarebbe costato caro. Ma alle minacce di morte che riceveva ripetutamente egli rispondeva: “Se mi uccidono resusciterò nel popolo salvadoregno. Che la mia morte avvenga per la sua liberazione!”. Ecco che, anche in un contesto come la morte, riusciva a trovare l’amore per il popolo che ha amato fino all’ultimo giorno.
La sua campagna contro la guerra ebbe inizio dopo che 18 sacerdoti, 4 suore e numerosi catechisti furono uccisi per colpa del governo. Le sue catechesi, le sue omelie trasmesse dalla radio diocesana vengono ascoltate anche all'estero e così moltissimi poterono conoscere la situazione di degrado che la guerra civile stava compiendo nel paese. Romero non ebbe paura di schierarsi contro un governo di stampo fascista. I suoi successori hanno dichiarato più volte che egli non ha mai fatto politica ma che si è solo messo affianco al popolo per combattere con la parola di Dio una guerra ingiusta. Il suo esempio sia da insegnamento a tutti noi, abbracciamo la radicalità della croce, amiamo Dio e gli altri, è questo il messaggio che vogliamo mettere nel nostro cuore.

GRAZIE MONS. ROMERO


* immagine tratta dal web

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